La peculiare complessità identitaria del Friuli-Venezia Giulia è, ovviamente, espressa a tavola da una tradizione composita dove è possibili individuare da una parte un filone giuliano, formato dal patrimonio di Gorizia, Trieste, Istria, Dalmazia e mondo asburgico, a loro volta riecheggianti tradizioni ebraiche, greche, ungheresi, boeme. Dall'altra parte un filone friulano, diversamente caratterizzato a seconda ci si trovi in pianura o in montagna. La gastronomia regionale si presenta, così, come un raffinato viaggio dei sapori dove convivono mediterraneo e mitteleuropa. Notevole il catalogo dei prodotti tipici e delle specialità del territorio. Deliziosi e rinomati sono i prosciutti: il San Daniele, dolce, e quello affumicato del Sauris; il muset è il pregiato cotechino friulano servito con la brovada, a base di rape inacidite nelle vinacce; strepitoso è il salame d'oca, aromatizzato con aglio e vino ed insaccato nel collo del volatile, grasso e saporito; altro ottimo insaccato è la pitina, di selvaggina o un misto di pecora e maiale; molto interessante il polmonezit, una salsiccia di polmone di maiale. Fra i formaggi celeberrimo è il Montasio DOP, a pasta cotta; specialità del Carso è il tabor, formaggio vaccino a pasta semigrassa; strepitose sono la cuncia, ricotta fresca, e la scuete fumade, deliziosa ricotta affumicata; lo s'cipi è un formaggio magro passato nella farina e nel burro che si serve con le uova. Per iniziare un buon pranzo la minestra è d'obbligo. Molto amate le minestre a base di fagioli e grano, come i fasoi e frumenton o i papazzoi. Il paparot è una zuppa con salsiccia e spinaci. Sapida e gustosa è la jota, a base di patate, fagioli, salsiccia e crauti. Amatissimo è il gulash che, originario dell'Ungheria si diffuse presto in tutto l'impero asburgico. La tosella è una impegnativa preparazione a base di polenta, formaggio e panna. Ottima la scelta di paste imbottite e gnocchi, caratterizzati dalla combinazione creativa e simultanea di aromi dolci e salati, zucchero, marmellate e formaggi.
Dalle Alpi, passando per la pianura, fino a Trieste e al mare Adriatico, in Friuli Venezia Giulia a Carnevale scopri tradizioni uniche e colorate, tra Notti delle lanterne a Sauris, balli di origine slava in Val Resia, il Funerale del Carnevale a Muggia.In una regione di confine dove lingue e culture si sono sempre intrecciate, anche il Carnevale regala riti variopinti che affondano le radici in un antico passato: in Friuli Venezia Giulia scoprirai tradizioni particolarissime che animano borghi tipici e città d'arte.
In Carnia, sabato 13 febbraio, nella località di Sauris, si svolge secondo tradizione la Notte delle lanterne. Siamo nel comune più alto del Friuli Venezia Giulia, in una valle incantevole e isolata dove vive una comunità di origine tedesca che si stabilì qui nel XIII secolo. Tra le suggestive architetture alpine - che impreziosiscono anche il curato albergo diffuso - e i profili di boschi e valli ecco prender vita l'antico rito: dal primo pomeriggio le tipiche maschere di legno, il Rölar (figura magica e demoniaca) e il Kheirar, chiamano tutti a raccolta al suono dei sonagli, dando vita di frazione in frazione a un corteo di "Scheintena schembln" (brutte maschere, con l'abbigliamento il più possibile fantasioso e rozzo) e "Scheana schembln" (belle maschere, con vezzosi abiti locali), tutte con il volto rigorosamente coperto con un fazzoletto o con maschere in legno create come un tempo dagli artigiani del luogo. Ci si incammina così lungo un antico e suggestivo percorso notturno tra secolari abetaie, rischiarati dalla luce delle lanterne e dal riverbero della luna sul bianco della neve. E quindi si arriva al cuore della festa: un tendone riscaldato dove gustare le specialità del luogo - come il prosciutto di Sauris - e dedicarsi ad allegri balli.
In Val Resia, ai piedi del monte Canin, vive invece una comunità di origine slava che parla una lingua non udibile altrove. Il 13, 14 e 16 febbraio, per il Carnevale, qui chiamato Püst, la gente indossa le tipiche Lipe bile Maskire, le maschere bianche arricchite da variopinti nastri colorati e alti cappelli ornati con fiori di carta, o semplicemente diventa Babaci o Kukaci, grazie ad abiti vecchi e logori. Tutti si esibiscono nelle ipnotiche danze resiane e coinvolgono le persone presenti. Il 17 febbraio, il Mercoledì delle Ceneri, viene bruciato in piazza un fantoccio chiamato Bäbac, che rappresenta la fine degli eccessi e dei bagordi di questo allegro periodo e l'inizio della Quaresima, caratterizzata da digiuno e astinenza.
In Carnia, sabato 13 febbraio, nella località di Sauris, si svolge secondo tradizione la Notte delle lanterne. Siamo nel comune più alto del Friuli Venezia Giulia, in una valle incantevole e isolata dove vive una comunità di origine tedesca che si stabilì qui nel XIII secolo. Tra le suggestive architetture alpine - che impreziosiscono anche il curato albergo diffuso - e i profili di boschi e valli ecco prender vita l'antico rito: dal primo pomeriggio le tipiche maschere di legno, il Rölar (figura magica e demoniaca) e il Kheirar, chiamano tutti a raccolta al suono dei sonagli, dando vita di frazione in frazione a un corteo di "Scheintena schembln" (brutte maschere, con l'abbigliamento il più possibile fantasioso e rozzo) e "Scheana schembln" (belle maschere, con vezzosi abiti locali), tutte con il volto rigorosamente coperto con un fazzoletto o con maschere in legno create come un tempo dagli artigiani del luogo. Ci si incammina così lungo un antico e suggestivo percorso notturno tra secolari abetaie, rischiarati dalla luce delle lanterne e dal riverbero della luna sul bianco della neve. E quindi si arriva al cuore della festa: un tendone riscaldato dove gustare le specialità del luogo - come il prosciutto di Sauris - e dedicarsi ad allegri balli.
In Val Resia, ai piedi del monte Canin, vive invece una comunità di origine slava che parla una lingua non udibile altrove. Il 13, 14 e 16 febbraio, per il Carnevale, qui chiamato Püst, la gente indossa le tipiche Lipe bile Maskire, le maschere bianche arricchite da variopinti nastri colorati e alti cappelli ornati con fiori di carta, o semplicemente diventa Babaci o Kukaci, grazie ad abiti vecchi e logori. Tutti si esibiscono nelle ipnotiche danze resiane e coinvolgono le persone presenti. Il 17 febbraio, il Mercoledì delle Ceneri, viene bruciato in piazza un fantoccio chiamato Bäbac, che rappresenta la fine degli eccessi e dei bagordi di questo allegro periodo e l'inizio della Quaresima, caratterizzata da digiuno e astinenza.
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