La cucina laziale e' molto legata alla terra, troviamo infatti ottimi piatti a base di abbacchio e di verdure ( puntarelle con alici, fave, carciofi e piselli), anche in pinzimonio. Tra i primi piatti i più famosi sono i gnocchi, ma anche la carbonara, la amatriciana e i rigatono con la pajata. Interessanti alcuni secondi come i saltimbocca, la trippa alla trasteverina, la coda alla vaccinara e il garofolato di manzo. Vini: Tra i vini D.O.C. del Lazio troviamo: Aprilia, Aleatico di Gradoli, Zagarolo, Orvieto, Frascati, Montecompatri, Velletri, Marino, Colonna, Cerveteri, Cesanese del Piglio, di Attile e di Olevano, Colli Albani, Colli Nuvini, Cori, Est!Est!Est! di Monte fiascone e infine il Bianco Capena.
Una delle maschere tipiche del carnevale di Pontecorvo è quella del Mazzamauro. Lenzuolo bianco e viso dipinto di nero, la feroce maschera ricorda i tempi in cui a Pontecorvo si tremava all’arrivo dei pirati saraceni. Alla lunga e competitiva sfilata dei carri allegorici, potreste anche intravedere la maschera della Principessa del Carnevale Pontecorvese. Essa naque nel 1979, per rivivere il fasto delle grandi serate di ballo che fino agli anni '70 si era soliti organizzare e alle quali tutti partecipavano in massa. Queste feste terminavano di solito con l'elezione di una reginetta, figura appunto ricordata dall'attuale Principessa. A Roma, invece, la maschere ricordano quella città popolare e irriverente, pigra ma dal cuore grande che la Capitale è stata per centinaia di anni. Rugantino, ad esempio, sbruffone e un po’ arrogante. Il ragazzo con le brache al ginocchio, la fascia intorno alla vita e il fazzoletto al collo è il classico "bulletto" pronto con la lingua ma soccombente al momento di menar le mani. Ma Rugantino è anche un giovane capace di innamorarsi e quando, suo malgrado, l’amore lo mette in mezzo ai guai non esita ad assumere le necessarie responsabilità andando coraggiosamente, con questo, incontro alla morte. Molto conosciuto a Roma è anche Meo Patacca, che nel teatro romanesco rappresenta il tipico popolano, indolente e attaccabrighe. Il nome ne denuncia le origini modeste: la "patacca" era la misera paga del soldato, una somma pari a cinque carlini. La tradizione lo vuole con i calzoni stretti al ginocchio da legacci, una giacca di velluto, una sciarpa di colore sgargiante ed una retina che gli raccoglie i capelli facendo fuoriuscire solamente un ciuffo.
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